Recanati a sinistra " Con la CGiL contro la manovra del governo"


Recanati a Sinistra sostiene la lotta della CGIL contro al manovra economica del Governo e invita lavoratori e lavoratrici ad aderire allo sciopero generale di venerdì 25.

Si tratta infatti di una manovra sbagliata, recessiva e profondamente iniqua: invece di tassare rendite e grandi patrimoni, invece di avviare una riforma fiscale progressiva che faccia pagare di più a chi guadagna di più, invece di mettere in atto una lotta all’evasione fiscale realmente efficace, si chiedono ancora sacrifici a lavoratori e pensionati, sempre i soliti a pagare la crisi, si bloccano i contratti pubblici, congelando le retribuzioni per quattro anni, e si ritarda il pensionamento di chi ha già maturato i diritti. Tutto ciò avrà effetti devastanti sul potere d’acquisto degli italiani e conseguenze depressive sull’economia, già indebolita da una crisi che per anni il Governo ha fatto finta di non vedere. Meno potere d’acquisto significa meno capacità di spesa e meno entrate fiscali per lo Stato: un circolo vizioso che il Governo Berlusconi-Bossi-Tremonti alimenta, ispirato dalle peggiori politiche liberiste dei poteri forti europei e delle grandi banche, vere responsabili dello sfascio dell’economia reale.

Risibile il contributo richiesto ai redditi alti. Ancora più risibile e demagogico il tanto sbandierato taglio dei costi della politica.

La manovra, inoltre, avrà pesanti ricadute sui servizi offerti ai cittadini: i tagli ai trasferimenti alle Regioni e agli Enti Locali non hanno nulla a che vedere con la razionalizzazione della spesa e con il contenimento degli sprechi; rappresentano solo il tentativo di scaricare sulle amministrazioni periferiche l’incapacità del Governo di far fronte alle difficoltà della finanza pubblica. Meno risorse agli Enti Locali, già strozzati dalle rigidità imposte dal patto di stabilità, significa meno risorse per investimenti e sviluppo, meno servizi sociali, meno trasporti pubblici, meno assistenza; e un aumento di costi per anziani, pensionati e fasce deboli. Diciamo NO a questo scempio


 


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