Giornata tricolore alla R.S.A. di Recanati
Nell'ambito del 150° Anniversario dell'Unità d'Italia le Educatrici Professionali della R.S.A. di Recanati hanno organizzato un incontro con ospiti familiari e amici per ricordare attraverso pensieri,emozioni,parole,racconti vissuti o tramandati L'Unità d'Italia dal 1861 al 2011. Gli ospiti sono accorsi numerosi (qualcuno insieme a qualche familiare o amico) ed hanno iniziato subito a raccontare le loro esperienze ,mentre dagli occhi i ricordi di un tempo e le emozioni fluivano uno dopo l'altro. Esperienze di vita che in modo positivo e/o negativo,hanno segnato il loro animo e il loro cuore. A dare il via ai racconti la Signora Anna B. .,un tempo insegnante di Scuola Elementare e Sindaco di un paesino vicino alla nostra città.
Lei ci racconta la storia di un giovane di 14 anni di nome Giovanni Battista Peraso che ai primi del '900 iniziò da solo una rivolta contro gli Austriaci tirando sassi per farli arretrare e disse: "Chi linse ?" (in dialetto genovese;tradotto in italiano :Chi vince?) e dietro a lui iniziarono altri compaesani a tirare sassi e insieme riuscirono a cacciare gli austriaci da Genova e la Città fu liberata.
Anna racconta anche dell'impresa di un altro giovane di nome Pietro Micca che fece scoppiare una bomba all'interno di una galleria che dalla Francia portava verso l'Italia per fare in modo che i francesi non entrassero in Italia.
Franco M. ricorda che quando aveva 6 anni abitava con i genitori in una grande casa di campagna e che insieme a loro coabitava anche un'altra famiglia che aveva un figlio più piccolo di lui. I bambini spesso giocavano tutti insieme all'aria aperta e un giorno,mentre giocavano, sentirono il rumore degli aerei austriaci che durante la Secona Guerra Mondiale sorvolavano i cieli e bombardavano i paesi. Sentendo i bombardamenti entrambe le famiglie iniziarono a radunarsi e a correre verso il rifugio sotterraneo della casa. Franco per la paura ricorda di aver iniziato a correre verso il rifugio e di aver lasciato solo il suo amichetto,che poco più tardi lo raggiunse insieme alla sua mamma.
Bruna C. invece racconta di uno dei suoi fratelli,partito per il servizio militare,che non fece più ritorno a casa. Le uniche notizie furono che la sua morte avvenne mentre si trovava in un sommergibile durante la guerra.
Giuseppe S. ,diacono del quartiere di Montevolpino,ricorda di quando era ragazzino e vedeva in cielo le "cicogne" ossia gli aerei dei polacchi racconta che una mattina, dopo aver aiutato il parroco del quartiere a servire la S. Messa si fermò ad osservare le "cicogne" che iniziarono a bombardare la città e aggiunge che a tutt'oggi si possono vedere i segni di quel bombardamento sulle mura della città.
Giovanna B. riferisce che in tempo di guerra la sua famiglia dovette ospitare un Generale dell'Esercito e della fanteria a casa loro e che lei ogni giorno faceva molti chilometri a piedi per andare ad accudire il padre,rimasto vedovo;inoltre aggiunge di aver perso un fratello Carabiniere in Sicilia durante la guerra.
Gina M. riferisce tristemente che la regola dei tedeschi era "Per un tedesco ucciso,10 Italiani fucilati!" e che a Montalto,23 ragazzi durante la guerra si nascosero in una scuola e che la maestra fece la spia con i tedeschi che arrivarono uccidendoli tutti ,tranne uno che si salvò fingendo di essere morto.
Pippo invece si commuove al ricordo della vista di due ragazzi fucilati mentre lui lavorava come poliziotto.
Maria B. ha ricordato che a Loreto é possibile visitare il cimitero dei polacchi morti in guerra. Questi e tanti altri ricordi nascosti nell'animo e nei cuori di tutto coloro che hanno vissuto quest'epoca di difficoltà,di sacrifici,di semplicità e di speranze.
Questi incontri dovrebbero esser più frequenti,aperti al pubblico, poiché possono essere utili per riportare ai tempi d'oggi moralità e sani valori con il coinvolgimento dei giovani poiché dai nonni con il loro vissuto di esperienza,si può imparare ancora tanto.