È facile immaginare la forma ed il contenuto della Valigia di Luciana. Sicuramente essa è vasta, profonda, accogliente e confortevolmente calda: un sereno rifugio, per i suoi cari.

Ma è immaginabile la fatica necessaria per renderla così?

Quanto meticolosa e attenta sia stata la cura posta nell’attenuare ogni possibile  asperità?

 Il contenuto spande i familiari, confortanti odori di sentimenti eterni, vissuti con amore “…pasto veloce a mezzogiorno!/Per non compromettere la dieta,/ un abbondante e sano contorno d’Amore”.

E sono immaginabili la determinazione, il rigore, la costanza, la disciplina  necessari a mantenerli sempre rigogliosi? “...ed io,/albero di Natale per i miei/ con i doni/ appesi alle braccia,/ ho voglia/ di felicità”. “…ancora una volta/ apriamo la scatola/ delle statuine del Presepe/ - personaggi della famiglia anch’essi” Riusciremo a capire quanto sia stato faticoso riporre nella valigia intatto tutto ciò che è necessario preservare “…una scatola di gioventù ribelle,/ …una scatola di piccole malinconie dolci/ una bracciata di amore maturo”; con quanta paura ogni giorno Luciana controlli che tutto il contenuto sia in bell’ordine, pronto per la chiusura; il dolore nello scoprire che la valigia va rifatta, va rifatta, va rifatta, quasi ogni giorno.

Nella valigia di Luciana ci sono tutte le cose che ognuno di noi vorrebbe tesaurizzare e contemporaneamente mancano tutti gli strumenti di difesa personale.

Luciana si consegna totalmente all’amore “…Vivo la vita/respirando amore/il cuore canta…” e la vulnerabilità è la paura più profonda “La mia valigia è legata con spago di paura/è uno spago grosso/ spesso e teso”. La consapevolezza che nulla o quasi potrà se i nodi decideranno di non sciogliersi, e che non basterà tutto l’amore di questo mondo per far sì che questo avvenga.

La paura di dover constatare che pur avendo fatto tutto, anche l’impossibile, forse ciò non sarà abbastanza.

Il suo cuore trema ma non per sé che scherza con i “cari amici… vi conto,/ ordinati,/ come su scatole di cioccolatini/ protetti/ dal marmo/ lucidato a dovere…”.mentre “…la vecchia Signora con falce/… aspetta sorniona…”, trema per i suoi cari “…e lei correva, correva per loro/ correva sempre, sì…”, e vorrebbe per loro ciò che ella stessa ha ricevuto: “…pappe dolci/…e cure d’amore…”.

E allora non resta che mettere tutto nelle sole mani che possono “…. Raccoglieremo foglie d’ulivo/ e ne faremo ali/ per liberare/ da abominevoli braccia/ l’Agnello sacrificale…”

Nella Valigia di Luciana c’è una Fede profonda, lucida nel suo totale abbandono anche se occasionalmente trafitta dal dubbio “…Verso quale angolo di cielo/indirizzeremo/ i nostri passi/ troppo radicati a terra…”, ma consapevole della responsabilità che comporta il possesso di un’anima immortale che deve essere riconsegnata intatta dopo il passaggio terreno “…curva verso la terra,/ ruga profonda di me stessa, avrò vergogna/ nel presentarmi/…. E riconsegnerò a Te/ il cuore palpitante di fanciulla”, e la funzione della valigia è anche questa: preservare un cuore di fanciulla.

Luciana con piana, impeccabile  scrittura descrive -come del resto fa magistralmente anche con penna e china- per amorose spirali, il mondo degli affetti che la circonda e che lei circonda di cura perché esso non perda il senso, la sostanza, la profondità; perché nulla, neanche la più piccola briciola vada perduta.  La Valigia di Luciana si fa, quindi, scrigno a protezione di “gioie preziose”.

(Maria Teresa Bonifazi)